La Stroscia – Ricetta

La Stroscia – Ricetta

Immaginate un posto dove scarseggia il burro ma i bimbi rugnano perché vogliono mangiare biscotti e torte. Benvenuti in Liguria quando ancora non esistevano i frigoriferi a motore, il ghiaccio lo si prendeva nelle neveire (di questo ne parleremo presto) ed i pochi prodotti di origine animale si vendevano in giornata in città. Per risolvere il problema le nostre nonne hanno inventato una frolla che al posto del burro utilizza l’unico “grasso” che avevano a disposizione: l’olio extravergine d’oliva. Il risultato non è una torta soffice, ricca di crema e mille pretese, ma un dolce semplice, che bada solo ad essere buonissimo. Appena sfornato, ha un delicato profumo di limone e di erbe aromatiche (dato dal vermut). Va consumato freddo, strosciandolo (spezzandolo) con le mani. Ecco l’elenco ingredienti utilizzati nella ricetta video: 500 g di farina 00 125 g di zucchero bianco semolato una bustina di lievito per dolci la buccia di un limone grattugiata mezzo bicchiere di vermut o marsala olio extra vergine di oliva taggiasca Non necessita di “frollatura” (sosta in frigo), il forno deve essere ben caldo (180 °C) e deve cuocere 30 minuti circa. Di olio bisogna impiegarne molto, circa un bicchiere colmo. Il risultato finale non è affatto “unto” al palato, anche se non si può definire di certo una torta ipocalorica. La potete conservare fragrante per molti giorni, avendo cura di riporla in una confezione ben sigillata. La conservabilità è una caratteristica di moltissimi piatti liguri, perché il nostro motto è sempre stato “non si sa mai”. Per ultimo l’abbinamento enologico: di solito i dolci si accostano bene a vini zuccherini o liquorosi,...
A day in Savona

A day in Savona

Paola, Corrado, Nicola e Dario in macchina: “Vedremo la nave partire, il Priamar, la Cappella Sistina e, se avremo tempo, mangeremo la panissa.” Nubi all’orizzonte, cielo plumbeo, la Costa non parte e clima tardo-autunnale. Urge un cambio di rotta? No: Savona, a conoscerla, ti stravolge la giornata in meglio! A day in Savona, il video con Paola di iLiguria.net (le guance da criceto ci mancano tanto!), lo staff di Liguriainside ed una guida locale ben preparata 😉 Ed ora, qualche foto della giornata Visualizza Liguriainside in una mappa di dimensioni...
Basilico

Basilico

Ocimum basilicum è una pianta originaria delle zone tropicali oramai diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Il suo nome deriva da due termini greci: –Okimon/Okùs che significa svelto, agile. In pratica “lo svelto a crescere e a maturare” per la sua velocità, in condizioni ottimali, a germogliare e sviluppare le gemme. –Basilikos che vuol dire “regale e pertinente al re”. In altre parole, erba profumata degna di re. Non penso che il basilico sia stato scelto dai Liguri per velleità principesche, ma perché maledettamente buono! E come per tutte le cose buone, ci vogliono moltissime attenzioni per coltivarlo: semina in soffice terreno, irrigazioni frequenti (ma ben equilibrate per evitare attacchi fungini) e raccolta che in Liguria viene effettuata esclusivamente a mano. Quando ne acquisterete un bel mazzetto, meglio se direttamente dal coltivatore, sappiate che ogni singola piantina è stata fatta crescere con cura e raccolta delicatamente senza rovinare la radice, posta una accanto all’altra, stretta dolcemente con un elastico e avvolta in carta leggera. Portato il basilico in cucina, viene subito da pensarlo sminuzzato nel Pesto (ne parleremo prossimamente) ma provate a mettere il mazzetto intero sotto il naso: sentirete il profumo delle foglie che abbraccia quello delle nude radicette che sanno ancora di terra. Per me, questo rappresenta l’arrivo dell’estate! Quindi cerco subito dei pomodori maturi, meglio se della varietà Cuore di Bue, li affetto nel mio piatto preferito, metto sopra una pizzicata di sale, un filo di olio taggiasco e… alcune verdi foglioline. Il sapore che ne viene fuori, nella sua semplice complessità, è qualcosa di perfetto. È una esperienza da provare....
Non è un paese per pianisti

Non è un paese per pianisti

Borgomaro è un ridente comune nella valle del Maro che costeggia il torrente Impero. Ricchissimo d’acqua, il paese conserva ancora i numerosi frantoi centenari dove generazioni di contadini hanno portato le proprie olive taggiasche. Così, mentre le ruote girano, le macine lavorano e l’acqua gorgoglia tra i carruggi, placide bestiole completano questo ambiente idilliaco. Tuttavia, se un sabato pomeriggio provaste ad attraversare il ponte, addentrandovi nei vicoli nascosti, probabilmente nella via principale incontrereste otto individui in calzoncini che prendono a manate una pallina da tennis. (Personalmente non vorrei essere quella pallina: non sono certo mani da pianista!) Non scappate a gambe lavate! Superato un primo giustificabile momento di sbigottimento, scoprireste che stanno giocando a balétta: un gioco tradizionale molto simile alla pallapugno ma che utilizza una palla più piccola e le case come bordo campo. Paulò, 102 anni (presto lo incontrerete), ricorda di quando le palline da tennis non c’erano e si utilizzavano matasse di stracci cuciti insieme. Non si usa la palla classica da 190 g per limitare i danni a tegole ed infissi: la sfera viene lanciata così in alto che spesso ricade sui tetti! Tutte le strutture architettoniche sono parte integrante del campo da gioco. Sono ammessi rimbalzi sulle case, sui lampioni e sui poggioli, anche se ogni tanto le persiane liguri tirano brutti scherzi. View Liguriainside in a larger map...
CASTELLIGURIA, p.te II. Il castello di Noli: una lezione sul carattere dei liguri

CASTELLIGURIA, p.te II. Il castello di Noli: una lezione sul carattere dei liguri

C’ero già andato quando frequentavo l’università, però in un posto così bisogna ritornarci, perché il castello arroccato sul monte Ursino ti insegna non solo la storia, ma anche il forte legame tra il carattere umano ed i manufatti che esso produce. Già, perché ho sempre considerato il castello di Noli una metafora convincente del comportamento di quelle strane persone che sono i liguri. Gli ingredienti sono due: un orgoglio smisurato, che spessa sfocia nella cocciutaggine più intransigente, e quello stare sempre e comunque “sulla difensiva”… Ed il castello fatto erigere dai Marchesi del Carretto è una commistione di questi due elementi. Forse è per questo che osservare quelle torri e quella mura è un po’ come guardarsi allo specchio, perché ogni buon ligure può ritrovare se stesso plasmato con pietre e malta. E se provi ad affacciarti a quei brandelli di feritoie, scoprirai che in fondo anche noi liguri – negativi e pessimisti nell’immaginario collettivo – contempliamo la serenità e ci spingiamo verso l’orizzonte del possibile. Proprio come fa il castello di monte Ursino tutti i giorni, continuando ad ergersi (orgoglioso e cocciuto) su un pittoresco promontorio… e gettando un’occhiata di malcelata invidia all’isola di Bergeggi che osa staccarsi dal reparto difensivo per proiettarsi nello sconfinato Mare Nostrum. Visualizza Liguriainside in una mappa di dimensioni maggiori...