La Grotta dei Briganti a Noli

La Grotta dei Briganti a Noli

La Grotta dei Briganti o Antro dei Falsari è tra Noli e Varigotti, provincia di Savona, Liguria di ponente. Scavata dal mare nella roccia calcarea del Finalese in tempi preistorici, ha un nome legato all’antica diffusione del brigantaggio lungo la via di costa. Noi l’abbiamo raggiunta a piedi, al seguito della guida Marco Rosso, attraversando tappe memorabili: Siamo partiti da Varigotti e, raggiunta Punta Crena, abbiamo risalito le ripide scale della Torre. Sulla cima, la vista spaziava dalla Baia dei Saraceni a Varigotti ed il resto della Liguria di Ponente. Raggiunta la Chiesa di San Lorenzo, la cui costruzione ebbe inizio nel dodicesimo secolo, abbiamo incontrato la Campanula di Finale, fiore unico al mondo. Prima di raggiungere Noli, abbiamo fatto tappa all’eremo del Capitano de Albertis. Da lì, il panorama sulla via Aurelia e sul Mar Ligure ci ha lasciato ancora una volta a bocca aperta. Nicola Dove si trova: View Liguriainside in a larger...
Il Battistero della Cattedrale di Ventimiglia #invasionidigitali

Il Battistero della Cattedrale di Ventimiglia #invasionidigitali

Dopo aver visitato Ventimiglia alta quando abbiamo girato i video per conto della Provincia (STL Riviera dei Fiori), vi siamo ritornati in occasione delle #invasionidigitali 2014, al seguito di Ilaria Veneruso di Cooperativa Omnia. A lei il racconto dell’assalto -telefoni, videocamere e macchine fotografiche alla mano- al Battistero della Cattedrale di Santa Maria Assunta, effettuato il 24 aprile 2014! “Dopo esserci radunati in piazza, siamo entrati nell’imponente cattedrale, abbiamo attraversato la navata centrale e varcato la soglia di una porticina laterale. Scesa una ripida scala a chiocciola, ci siamo ritrovati nel vecchio battistero. In origine vi si accedeva solo dall’esterno ed il soffitto era più alto rispetto all’attuale. Con i lavori di ampliamento ed ammodernamento della Cattedrale del 1600, l’ampio volume romanico venne diviso verticalmente, creando nella parte superiore la cappella del Santissimo Sacramento. La pianta ottagonale, mantenuta inalterata, è ripresa dal grande vascone centrale del 1200 che veniva usato per il battesimo ad immersione. Non è la fonte battesimale più antica: nel 1100 veniva impiegato un grande mortaio in pietra, conservato in uno degli angoli, per battezzare ad aspersione. Camminando lungo i lati, rivolgiamo la nostra attenzione su due affreschi -Santa Caterina ed un’Annunciazione- con una curiosa scritta a carboncino nel mezzo: “1606 a dì 19 di lugio a lora 23 cascò una saeta che spicò la croce del pinacolo”. Un vecchio post, proprio come quelli che ora scriviamo sui social network. Narra di un evento atmosferico e del danno che provocò. Il 19 luglio del 1606 alle ore 23 ci fu un forte temporale, di quelli estivi che arrivano all’improvviso, talmente forte che ruppe la croce posta...
Cervo, paese delle 100 vedove

Cervo, paese delle 100 vedove

Cervo è un villaggio medievale affacciato sul mare del Golfo Dianese, Liguria di ponente. In occasione delle #invasionidigitali 2014, il “cervese” Gian Paolo Giordano ci ha raccontato la leggenda chiesa che domina tutto il Mar Ligure. La storia racconta di un paese di esperti marinai che, tra il seicento ed il settecento partivano alla volta di Corsica e Sardegna per la pesca del corallo, destinato ai mercati della Repubblica di Genova. I corallini finanziarono così la costruzione di uno dei più bei esempi di barocco ligure: la chiesa di San Giovanni Battista. La storia riporta un’interruzione repentina dell’attività di raccolta corallo. La leggenda ne racconta il motivo: una tempesta colse la flotta di barche coralline nel ritorno a casa. Più di 100 marinai persero la vita in mare. Cervo venne così detto “il paese delle 100 vedove”. La chiesa è sopravvissuta al terremoto del 1887 che distrusse Bussana e colpì duramente tutti gli altri borghi, liguri provocando centinaia di morti. Resistente dunque, anche se qualcuno pare -anche questa è una leggenda- non ne fosse così sicuro: mia madre mi racconta di come il Marvaldi, architetto incaricato della costruzione, si fosse assentato per un mese nel pieno della realizzazione, temendo un crollo dell’unica, imponente navata. Un’altra leggenda vuole un’unica vittima causata dal grande terremoto a Cervo: un asino, colpito alla testa da un pezzo di muratura in Piazza Alassio. Nicola Dove si trova: View Liguriainside in a larger...
BELIN – le origini di un mito

BELIN – le origini di un mito

Quando un Ligure dice “belin!”, invoca molto più di un attributo maschile. Bisogna fare un grosso passo indietro per scovare le radici della tipica parola dialettale della Riviera. Anzi, molti passi nella neve del Parc National du Mercantour, al confine tra Provenza e Liguria, sulle Alpi Marittime un tempo italiane e passate alla Francia col Trattato di Pace del 1947. Marco Rosso, la nostra guida, ricorda che il Ligure antico dell’Età del Ferro, rude combattente e agricoltore, adorava la divinità Celtica Beg, Bellen, Belanu, Belemnos o Belenos. Dio della fertilità e dei campi a cui sono dedicati tre monti sacri: il Beigua sopra ad Arenzano, l’Abellio vicino a Rocchetta Nervina e il Mont Bégo, o Bego. Il legame etimologico tra questi toponimi ed i classici “bega”, “belin”, “abelinato” sarebbe dato dalla sillaba “be”. Belin che storia! Ma è solo una parte: se volete approfondire questa storia del b. fate un salto su questo bell’articolo di Liguria on the Blog! Dove si trova il Monte Bego: View Liguriainside in a larger...
L’draulico che custodisce il giardino dei Doria – Dolceacqua

L’draulico che custodisce il giardino dei Doria – Dolceacqua

76 anni fa Riggio Balbo è entrato in quella che sarebbe stata la sua officina per la vita. Per 76 anni, l’idraulico ha custodito un frammento di storia ligure. Da qui ha inizio il mio viaggio nella Dolcecqua sconosciuta, accompagnato da Fabio, Ilaria, Jamila, Sandro e Valentina. “Qui era tutto un giardino, non c’erano case. Era il giardino dei Doria!” I Doria, o “D’Oria”, famiglia nobiliare genovese, ha avuto un ruolo importante nella storia di Dolceacqua. Vi consiglio una visita sul sito del Comune, o ancora meglio, una gita guidata per saperne di più. Quello che Riggio custodisce, non è ancora stato scritto sui libri di storia: accanto ai suoi attrezzi perfettamente usurati, disposti quasi a mosaico, ci mostra un portale con lo stemma gentilizio dei Doria e di un’altra famiglia nobile ligure. E un ninfeo: uno spazio scolpito con la roccia calcarea dove i nobili potevano intrattenersi tra giochi d’acqua. Tutto è ancora da scoprire e studiare nella bottega dell’idraulico. Fuori piove e ci aspettano venti minuti di mulattiera prima della prossima tappa: affreschi medievali appena riportati alla luce nella campagna sopra a Dolceacqua. Nicola Dove si trova: View Liguriainside in a larger...
Triora, il Paese delle Streghe

Triora, il Paese delle Streghe

Siete mai stati ad un Ghost Tour? Non fatevi ingannare dal nome: non si va a caccia di fantasmi tra mille effetti speciali. Si potrebbe dire che si tratta di una passeggiata nella Liguria più tetra. Accompagnati da due storyteller di Autunnonero, nella notte dei vicoli di Triora, il Paese delle Streghe. Ecco un piccolo estratto in video: Tutto ciò che viene narrato alla debole luce di una lanterna appartiene alla storia o al folclore popolare. Tra il 1587 ed il 1589 Triora fu teatro del più crudele processo per stregoneria di tutta Italia. L’inquisizione, supportata da un periodo di forte carestia, fece diverse vittime anche tra le famiglie nobiliari. Come spesso accade, anche nella più folle fantasia c’è un fondo di verità. Esempio: l’unguento delle streghe, un mix di erbe psicotrope dagli effetti allucinogeni che poteva effettivamente far credere alle “erbolarie” di aver vissuto esperienze paranormali. Il misticismo non si ferma alla stregoneria: sapevate che uno dei simboli di Triora è il Cerbero, cane a tre teste guardiano dell’Ade? E che “Triora”, posta al l’incrocio di tre valli, vuol dire “tre bocche”? E che a Il Pane di Triora è riconosciuto come PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) ed è buonissimo? Ma questa è un’altra storia, vera ed affascinante come i racconti dei ragazzi di Autunnonero. Se andate a Triora, vi consiglio anche una visita alla chiesa di San Bernardino e i suoi orridamente splendidi affreschi. Nicola View Liguriainside in a larger...
Più vicini alle stelle – San Lorenzo sull’Armetta

Più vicini alle stelle – San Lorenzo sull’Armetta

Nella notte tra sabato 10 e domenica 11 agosto Marco Rosso ci ha portati sul Monte Armetta, partendo dal Pian dell’Arma, al confine tra Liguria e Piemonte, sull’Alta Via dei Monti Liguri. Cielo pulito, luna assente, la piana d’Albenga col Mar Ligure alle spalle e le navi sopra le montagne. Ci siamo sdraiati sul prato, occhi puntati al cielo in attesa dello sciame meteorico più famoso dell’anno: le Perseidi, o “Lacrime di San Lorenzo”. In questa foto, due piccole stelle cadenti e, poco sopra a sinistra, la galassia di Andromeda 2,5 milioni di anni fa/a 2,5 milioni di anni luce di distanza. Se il concetto non vi è chiaro, fate una visita ad Astroperinaldo. L’escursione notturna si è conclusa al Rifugio Pian dell’Arma per la cena di mezzanotte con la polenta all’ormeasca, già incontrata a Cosio d’Arroscia. View Liguriainside in a larger...
Miti e Menhir sulla Via Marenca

Miti e Menhir sulla Via Marenca

“Volete fermare il cuore del vostro vicino? Dategli questa. È la pianta più velenosa della Liguria. Si chiama Elleboro fetidus.” Ha esordito così la nostra guida, Marco Rosso. Mentre la luce continuava a diminuire. Siamo partiti in dodici, compresi 3 cani, dal Passo Teglia alle ore 21:00. Siamo arrivati al Passo della Mezzaluna alle 22:00 circa (del percorso e della sua storia ne parliamo anche qui). Qui abbiamo lasciato che gli occhi si adattassero all’oscurità per tornare sui nostri passi e scoprire uno dei luoghi più misteriosi della Alpi Liguri: la Sotta di San Lorenzo. Luogo di incrocio tra valli e popoli, punto nevralgico di un antica Via del Sale (o “Marenca” – che porta al mare), questa dolina carsica ospita un menhir ed un altare sacrificale. Avete letto bene. E, probabilmente, la sua storia si allaccia al mito del dio pagano Beg, dal cui nome derivano alcuni vocaboli prettamente liguri e sempre connessi alla fertilità. Come il Monte Bego nella Valle delle Meraviglie o lo stesso marchio di fabbrica del Ligure DOC: Belin! Di questo mito ne parliamo qui. Nicola View Liguriainside in a larger...
Cosio d’Arroscia e la Festa delle Erbe

Cosio d’Arroscia e la Festa delle Erbe

A Cosio d’Arroscia c’è il Museo delle Erbe. Il paese è in montagna, circondato dai boschi dell’alta Valle Arroscia. In ogni piazza spunta una fontana o un lavatoio. Gli abitanti hanno tutti il sorriso, amano le turle e l’origano di campo. Insomma, la location ideale per una Festa delle Erbe! Seguendo la mappa, altrimenti ci si perde, si raggiungono i punti di rifornimento. Che potrebbero essere un sottoscala di una stalla antica con due signore che impiattano brusso e patate, una cantina che sa di mosto e ti servono l’ormeasco ridendo, un carrugio dove c’è il pan fritto con trio di violino, chitarra, ghironda. Questa festa itinerante si tiene il terzo fine settimana di luglio. Le foto che vedete le ho scattate durante l’edizione del 21 luglio 2013. Anche se capitate in un’altro periodo dell’anno, vi consiglio due curiosità, oltre al già citato Museo delle Erbe: La sfera decorata, un tempo posta sul campanile, resa un colabrodo dai moschetti dei soldati francesi nel 1794… …e la collezione di campane e campanacci da capre, mucche, pecore. Il piatto che mi è piaciuto di più? Oltre alle frittelle? La polenta di Ormea con pecorino e sugo di porro! Nicola. View Liguriainside in a larger...
Alle cascate del torrente Arroscia

Alle cascate del torrente Arroscia

Cinquanta minuti a piedi partendo da Mendatica, capoluogo della “cucina bianca”. Il primo tratto di strada passa accanto alla chiesa romanica di Santa Margherita e i suoi splendidi affreschi del cinquecento. La via si affaccia sulla valle ed è in gran parte esposta al sole. Oltrepassato il ponte in pietra sul rio Grupin, si risale una mulattiera che doveva essere molto frequentata quando ci si spostava con i muli carichi di castagne, olio, patate, latte e formaggio. Ci si addentra nel bosco, popolato dai leggendari giganti “Omi de a Faia”, capaci di sradicare alberi con le mani ed affrontare i feroci lupi. Storie dell’Ubagu, il lato oscuro delle valli del Ponente, l’angolo nascosto dove tutto può accadere. Eccole, le cascate dell’Arroscia in estate. In inverno si trasformano in un candido muro di ghiaccio. In autunno e primavera sono molto più imponenti, rifornite dalla pioggia e dalla neve che si scoglie. Siamo saliti con pantaloni corti e scarpe da trekking. Arrivati in cima abbiamo trovato quattro simpatici signori tedeschi di mezza età. Una ha affrontato il percorso con zoccoli col tacco. Il marito direttamente con gli infradito. Insomma, gambe in spalla, salita ripida ma assolutamente fattibile! Nicola View Liguriainside in a larger...