Non è facile ridurre in poco più di tre minuti migliaia di anni di storia naturale ed umana.
Mentre scrivo queste righe sto finendo il montaggio del filmato su Imperia, il nostro caro capoluogo. Accanto a me, una confezione di praline al tartufo, un caffè ed una boule de neige a forma di nuraghe (mi piace pensare che sia una “casella” ligure).
Dovete sapere che circa un anno fa abbiamo ricevuto l’incarico da parte della Provincia (STL Riviera dei Fiori – www.visitrivieradeifiori.it) di produrre venti filmati riguardanti il nostro territorio.
Uno di questi mi sta particolarmente a cuore, forse per il legame affettivo che ho con il soggetto, ovvero la Valle Arroscia e l’Alta Valle Tanaro: da piccolo andavo spesso con i miei genitori a Pieve di Teco, ho trascorso innumerevoli natali a Monesi e ancora oggi, se devo immaginare un luogo bello e selvaggio, il Bosco di Rezzo è in pole position.
Se volete, vi racconto qualche aneddoto e retroscena.
Nel video, dopo le prime immagini girate nel faggeto di Rezzo,
si intravede un gregge di pecore ed un’anziana signora. Ha novantacinque anni, abita a Mendatica e, insieme alle compagne quasi coetanee, intrattiene una colorata scolaresca mostrando come si fila la lana.
Ha il sapere di novantacinque anni di vita più tutto ciò che le è stato tramandato oralmente dai genitori. Ed ora i bambini possono toccarla ed ascoltarla.
Facciamo un passo avanti. Quando il nostro caro Gilberto dice “…e nelle chiese”, si vede una piccola cappella nel verde. È sopra ad Armo, la si raggiunge con una strada sterrata che sale nel bosco.
È dedicata alla Madonna della Neve e sorge accanto ad un albero veramente imponente. Ha il tronco dal diametro di quasi due metri che spunta rugoso da un muretto a secco.
Il Santuario di Nostra Signora del Sepolcro, mostrato poco dopo, è quello che vorrei trovare in ogni chiesa, monumento, reperto, piazza, via, strada, muro della nostra provincia. È disperso nel bosco più grande della Liguria, lontano da quella che noi chiamiamo civiltà. Eppure lo trovi aperto. E quando entri, le pareti affrescate si illuminano.
Lo visiti con calma e te lo godi. Perché è uno dei posti artisticamente più significativi della nostra beneamata terra. Brava amministrazione, bravo Comune, bravi i responsabili del recupero e brava Barbara, che, a pochi metri dal sacro edificio, crea piccoli capolavori caseari.
Una curiosità: nella cripta, visitabile,
abbiamo trovato una piccola colonia di Dolichopoda Ligustica. Come lascia intendere il nome, si tratta di un animale autoctono.
A Pieve di Teco, oltre a gustarci la famosa focaccia, pranziamo in un ristorantino che ha una sala sotterranea con soffitto a volta. Se fate due passi sotto i portici, vedrete delle grate sul terreno, tra un arco e l’altro. Si affacciano sulla Pieve di Teco sotterranea.
In via Garibaldi troviamo il “portale in pietra nera del Venerabile Ospitale di San Lazaro”. Ed un’anziana pievese che si affaccia e ci chiede in dialetto: “cusse i ne fai de ste futugrafie?”
Mia risposta: “sono per la Provincia.”
Stizzita ribatte: “sci, sci, bella roba…”
E subito Corrado: “almeno le vengono i turisti sotto casa!”
Segue silenzio.
Il sentiero lungo il torrente Arogna e la Madonna dei Fanghi sono una scoperta gradevolissima.
Stagione permettendo, se avete visitato il mercatino dell’antiquariato che si tiene la quarta domenica del mese ed avete comprato la focaccia, quello è il luogo ideale per andarla a mangiare.
Si ritorna a Mendatica. Questa volta la prima signora inquadrata è Paola, poetessa.
È sua la Casa del Pastore, dove assaporare un pezzo di vita contadina che fu. La trovate al centro del paese.
Alla Festa della Cucina Bianca, tra foto e riprese non assaggiamo neanche un piatto di sugeli.
Siamo pronti a rifarci con la prossima edizione.
Per finire, la neve su Monesi.
Partiamo in quattro: io, Corrado, Gabriele e Marzia. Affittiamo le ciaspole e puntiamo la vetta. I primi a cedere sono Corrado e Gabriele. Si fermano su un pianoro.
Marzia, nonostante le mie raccomandazioni, mi segue a distanza mentre arranco con videocamera e cavalletto nella neve non battuta. Mai usato le ciaspole in vita nostra. Dopo circa un’ora arrivo in vetta.
Nello stesso tempo Marzia rimane bloccata su un tratto particolarmente ripido, abbandonandosi alla disperazione!
Dopo l’excursus sulle piste al seguito di Monesi Young, si ritorna in vetta con un inquadratura sulla quale vi invito a fare pausa: l’ultimo panorama che si vede prima della dissolvenza a nero mostra la Valle Argentina. Dopo le montagne, è il mare a segnare il tenue orizzonte, sopra il quale…se ve’ a Corsega.