“Andiamo a fare un giro in bici?”

“Andiamo a fare un giro in bici?”

Nicola: “Andiamo a fare un giro in bici?”
Corrado: “Ok, vado a cambiarmi”
Nicola: “Porto anche la GoPro, non si sa mai ci venisse voglia di far qualche foto…”

Dopo la fitta pioggia dei giorni scorsi, la prima, vera giornata di sole va sfruttata: pedala pedala raggiungiamo Chiappa, seguiamo via Ca’ de Mai, imbocchiamo lo sterratone e…ci fermiamo.

Ma che belle caselle! Parecchi esemplari, perfettamente conservati!

Avrà una stanza sola e l’intonaco lascerá a desiderare, ma che vista ha?
Monoattico rurale panoramico!

Breve approfondimento:
Le caselle sono costruzioni troncoconiche liguri simili ai trulli pugliesi ed ai nuraghe sardi.
Tecnica costruttiva risalente all’età del ferro, queste “piccole torri” in pietra a secco sono state utilizzate fino al ventesimo secolo quale rifugio campestre nel periodo della raccolta del grano e delle olive.
Nelle piccole vi riponevano gli attrezzi. In quelle più grandi ci si dormiva.
Una mia insegnante, appassionata di storia locale, mi raccontò che talvolta servivano da riparo per i neonati, avendo cura di legare una capretta in prossimità dell’uscio. Nel caso in cui fosse arrivato il lupo, la povera capra avrebbe funzionato da allarme allertando i genitori che lavoravano sulle fasce circostanti.

Ripartiamo che abbiamo già perso tempo.

Una porta in ferro.
Dentro un muro in pietra.
Che ci sarà dentro? Sbirciamo!

Una sorgente!
Ripartiamo. Basta con le tappe. Siamo qui per un giro in bici.

L’antica mulattiera, l’unica via che nei secoli passati portava in cresta.
E dalla cresta si poteva raggiungere il Pizzo d’Evigno e continuare lungo una delle tante vie del sale verso il Piemonte.
Passiamo accanto ad un muro alto. Sembra un antico recinto per animali.

Profumo inconfondibile: cespugli di timo in fiore. Aroma immancabile nella cucina ligure.
È vietato raccoglierlo quando cresce spontaneo, ma confesso: non resisto, ne prendo un pezzetto e me lo mastico al volo.

Arriviamo in cresta, l’incrocio dei sentieri a cavallo tra due golfi (dianese ed andorese).

Orizzonte nitido, si vede l’isola Gallinara e ben oltre.

Casco, ginocchiere, sellino ribassato, seguiamo le tracce lasciate da una piccola mandria di biker che ci ha preceduti.

Lentisco!

Corrado ci illumina: “Questa pianta non appare nelle nostre ricette, ma con la sua resina in Grecia aromatizzano i “Λουκούμια Μαστίχα – loukoumi mastiha” cioè quei deliziosi e gelatinosi dolcetti inamidati che una volta in bocca si spalmano su tutto il palato.”

Basta fare soste, ora la discesa ce la godiamo. Da Chiappa al Ciapà a Cervo.

Per finire nel rio Bondai il cui alveo in cemento ricorda a tratti un toboga.

Che bel ponte! E non ce ne eravamo mai accorti!
Ancora pochi secondi e il giro è finito.

Sfociamo al mare, località Pilone, con i gozzi dei pescatori, il sole che tramonta e gli ombrelloni che non sono ancora arrivati.
Dai, che domani si replica l’uscita!


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