L’Archivio Storico di Dolceacqua

L’Archivio Storico di Dolceacqua

Attenzione! Questo articolo contiene noiosa cultura, alleviata dalle faide tra pastori medievali. Alberto Piombo, ci ha accompagnato nella storia scritta di Dolceacqua: l’archivio storico, nel palazzo Garoscio, custodisce quasi mille anni di atti e notizie riguardanti la vita nella Val Nervia. Tra gli innumerevoli manoscritti e stampe, salvati dal tempo, spicca la regolamentazione dei pascoli tra paesi confinanti, argomento di tale importanza da poter sfociare all’epoca in vere e proprie battaglie. Prima di lasciare il palazzo, Ilaria Veneruso ci ha raccontato la storia dell’eroina che vi abitò: Luigina Garoscio....
Gli affreschi di San Bernardo a Dolceacqua

Gli affreschi di San Bernardo a Dolceacqua

Dopo aver visitato l’officina di Riggio, anche detta -giardino dei Doria- sotto una pioggia battente abbiamo risalito il sentiero che porta sullo spartiacque tra Val Nervia e Val Roja, lasciandoci alle spalle Dolceacqua. Qui, la nostra guida Sandro Cozzari di CoopOmnia ci ha aperto la porta della Chiesetta di San Bernardo, riparo e conforto per i viandanti fin dal medioevo (ma con un’aria piuttosto tetra data la giornata piovosa). Nell’abside, con meraviglia abbiamo potuto vedere in anteprima gli affreschi appena riportati alla luce: un ciclo attribuito ad una bottega tardo medievale ispirata all’opera del Canavesio ed un ciclo attribuito ad una bottega d’ispirazione lombarda. La Chiesetta di San Bernardo è oggi visitabile con una guida. Il sentiero è piuttosto ripido ma l’ambiente naturale ed il panorama meritano da soli la fatica....
30 metri cubi di neve – la neviera del Guardiabella

30 metri cubi di neve – la neviera del Guardiabella

Come facevano gli antichi liguri ad avere una fonte di freddo per la conservazione dei cibi e per gli ospedali tutto l’anno? Prima dell’avvento, ad inizio novecento, del metodo Linde per la produzione industriale del ghiaccio, l’unica risorsa disponibile era la neve. In Liguria non ci sono ghiacciai e l’estate è generalmente calda. Tuttavia, con le montagne a pochissimi chilometri, l’inverno è quasi sempre nevoso. Subentra dunque l’ingegno: i liguri, così come altri abitanti del Mediterraneo, costruivano enormi pozzi, detti “neviere” sui fianchi delle montagne dove stipare la neve. La “neviera” o “neveira” sul Monte Guardiabella, tra Aurigo e Caravonica, ne conteneva circa 30 metri cubi. Coperta da un tetto di tronchi e rami, la neve si conservava fino all’estate. Veniva prelevata esclusivamente di notte per essere venduta a macellai, pescivendoli ed ospedali nelle valli e sulla...
Val Pennavaire e Val Ferraia, un’Escursione nella Preistoria

Val Pennavaire e Val Ferraia, un’Escursione nella Preistoria

Le valli Pennavaire e Ferraia costituisco un’area carsica dove la roccia, scavata naturalmente dalla chimica e dagli agenti atmosferici, ha offerto riparo ai liguri più antichi. Tra le tante grotte, una in particolare attrae da tempo la nostra curiosità: custodisce l’idolo, un maestoso belino di pietra, tutt’oggi di difficile datazione e di complessa interpretazione. Partiamo in gruppo da Alto, in Piemonte, al seguito della guida Marco Rosso. La rete di sentieri si può raggiungere facilmente anche da Aquila d’Arroscia, in Liguria. Il percorso non presenta particolari difficoltà. Attraversato il ponte tra le due regioni, ci inoltriamo nel bosco fino alla cascata del Rio Ferraia, confluente del Pennavaire. A pochi passi, l’ingresso dell’Arma du Cupa, custode dell’idolo fallico tanto agognato. Paradossalmente, di fronte all’idolo c’è un camino dalle vaghe sembianze di vulva. Ma che ci fa roba del genere in una remota grotta del ponente ligure? Ecco il parere dello storico Alessandro Giacobbe: “L’interpretazione moderna potrebbe lasciare adito a facili ironie. Al di là della forma “semplicemente fallica” che può essere stata in qualche modo “conservata” dall’azione antropica, è importante pensare al suo significato per chi ci ha preceduto in quei luoghi. Le grotte, le arme della val Ferraia. Arma è di per sé un termine che rimanda all’idioma ligure, del quale non vi sono che pochissime tracce scritte, peraltro in alfabeto etrusco, nell’area del primitivo insediamento genovese. Ci si avvia in un passato preclassico, anzi, protostorico che giunge pressoché intatto fino a noi. L’elemento verticale, la pietra fitta evoca fino alla fine dell’antico regime ed oltre tanto una frequentazione quanto un confine. È una presenza che assume caratteri personali, sia pure...