La Torre di Cosio d’Arroscia #invasionidigitali 2015

La Torre di Cosio d’Arroscia #invasionidigitali 2015

Il giorno 26 aprile 2015 l’invader Federica Casale – @FedericaCasale, supportata da Wepesto Associazione Culturale ha condotto l’invasione del borgo di Cosio d’Arroscia, sede del Museo delle Erbe, posizionato nella Valle Arroscia, Liguria. Per quanti non conoscono le #invasionidigitali, trattasi di un format d’invasione con cellulari, macchine fotografiche e ogni strumento disponibile atto a portare online la cultura italiana. Per approfondimenti, ecco il sito ufficiale. Uno dei simboli del paese attorno al quale hanno orbitato i quasi cento invasori, noncuranti della pioggia, è stato il campanile dell’Oratorio dell’Assunta, nato in realtà quale torre di difesa dei cosiesi. Risalente forse all’epoca tardo imperiale, ospitava macchine da guerra e dominava l’alta Valle Arroscia. Solo durante il quattordicesimo secolo divenne la torre campanaria dell’Oratorio dell’Assunta.    Foto e video Nicola...
30 metri cubi di neve – la neviera del Guardiabella

30 metri cubi di neve – la neviera del Guardiabella

Come facevano gli antichi liguri ad avere una fonte di freddo per la conservazione dei cibi e per gli ospedali tutto l’anno? Prima dell’avvento, ad inizio novecento, del metodo Linde per la produzione industriale del ghiaccio, l’unica risorsa disponibile era la neve. In Liguria non ci sono ghiacciai e l’estate è generalmente calda. Tuttavia, con le montagne a pochissimi chilometri, l’inverno è quasi sempre nevoso. Subentra dunque l’ingegno: i liguri, così come altri abitanti del Mediterraneo, costruivano enormi pozzi, detti “neviere” sui fianchi delle montagne dove stipare la neve. La “neviera” o “neveira” sul Monte Guardiabella, tra Aurigo e Caravonica, ne conteneva circa 30 metri cubi. Coperta da un tetto di tronchi e rami, la neve si conservava fino all’estate. Veniva prelevata esclusivamente di notte per essere venduta a macellai, pescivendoli ed ospedali nelle valli e sulla...
Val Pennavaire e Val Ferraia, un’Escursione nella Preistoria

Val Pennavaire e Val Ferraia, un’Escursione nella Preistoria

Le valli Pennavaire e Ferraia costituisco un’area carsica dove la roccia, scavata naturalmente dalla chimica e dagli agenti atmosferici, ha offerto riparo ai liguri più antichi. Tra le tante grotte, una in particolare attrae da tempo la nostra curiosità: custodisce l’idolo, un maestoso belino di pietra, tutt’oggi di difficile datazione e di complessa interpretazione. Partiamo in gruppo da Alto, in Piemonte, al seguito della guida Marco Rosso. La rete di sentieri si può raggiungere facilmente anche da Aquila d’Arroscia, in Liguria. Il percorso non presenta particolari difficoltà. Attraversato il ponte tra le due regioni, ci inoltriamo nel bosco fino alla cascata del Rio Ferraia, confluente del Pennavaire. A pochi passi, l’ingresso dell’Arma du Cupa, custode dell’idolo fallico tanto agognato. Paradossalmente, di fronte all’idolo c’è un camino dalle vaghe sembianze di vulva. Ma che ci fa roba del genere in una remota grotta del ponente ligure? Ecco il parere dello storico Alessandro Giacobbe: “L’interpretazione moderna potrebbe lasciare adito a facili ironie. Al di là della forma “semplicemente fallica” che può essere stata in qualche modo “conservata” dall’azione antropica, è importante pensare al suo significato per chi ci ha preceduto in quei luoghi. Le grotte, le arme della val Ferraia. Arma è di per sé un termine che rimanda all’idioma ligure, del quale non vi sono che pochissime tracce scritte, peraltro in alfabeto etrusco, nell’area del primitivo insediamento genovese. Ci si avvia in un passato preclassico, anzi, protostorico che giunge pressoché intatto fino a noi. L’elemento verticale, la pietra fitta evoca fino alla fine dell’antico regime ed oltre tanto una frequentazione quanto un confine. È una presenza che assume caratteri personali, sia pure...
Il Battistero della Cattedrale di Ventimiglia #invasionidigitali

Il Battistero della Cattedrale di Ventimiglia #invasionidigitali

Dopo aver visitato Ventimiglia alta quando abbiamo girato i video per conto della Provincia (STL Riviera dei Fiori), vi siamo ritornati in occasione delle #invasionidigitali 2014, al seguito di Ilaria Veneruso di Cooperativa Omnia. A lei il racconto dell’assalto -telefoni, videocamere e macchine fotografiche alla mano- al Battistero della Cattedrale di Santa Maria Assunta, effettuato il 24 aprile 2014! “Dopo esserci radunati in piazza, siamo entrati nell’imponente cattedrale, abbiamo attraversato la navata centrale e varcato la soglia di una porticina laterale. Scesa una ripida scala a chiocciola, ci siamo ritrovati nel vecchio battistero. In origine vi si accedeva solo dall’esterno ed il soffitto era più alto rispetto all’attuale. Con i lavori di ampliamento ed ammodernamento della Cattedrale del 1600, l’ampio volume romanico venne diviso verticalmente, creando nella parte superiore la cappella del Santissimo Sacramento. La pianta ottagonale, mantenuta inalterata, è ripresa dal grande vascone centrale del 1200 che veniva usato per il battesimo ad immersione. Non è la fonte battesimale più antica: nel 1100 veniva impiegato un grande mortaio in pietra, conservato in uno degli angoli, per battezzare ad aspersione. Camminando lungo i lati, rivolgiamo la nostra attenzione su due affreschi -Santa Caterina ed un’Annunciazione- con una curiosa scritta a carboncino nel mezzo: “1606 a dì 19 di lugio a lora 23 cascò una saeta che spicò la croce del pinacolo”. Un vecchio post, proprio come quelli che ora scriviamo sui social network. Narra di un evento atmosferico e del danno che provocò. Il 19 luglio del 1606 alle ore 23 ci fu un forte temporale, di quelli estivi che arrivano all’improvviso, talmente forte che ruppe la croce posta...