Ocimum basilicum è una pianta originaria delle zone tropicali oramai diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.
Il suo nome deriva da due termini greci:
–Okimon/Okùs che significa svelto, agile. In pratica “lo svelto a crescere e a maturare” per la sua velocità, in condizioni ottimali, a germogliare e sviluppare le gemme.
–Basilikos che vuol dire “regale e pertinente al re”. In altre parole, erba profumata degna di re.
Non penso che il basilico sia stato scelto dai Liguri per velleità principesche, ma perché maledettamente buono!
E come per tutte le cose buone, ci vogliono moltissime attenzioni per coltivarlo: semina in soffice terreno, irrigazioni frequenti (ma ben equilibrate per evitare attacchi fungini) e raccolta che in Liguria viene effettuata esclusivamente a mano.
Quando ne acquisterete un bel mazzetto, meglio se direttamente dal coltivatore, sappiate che ogni singola piantina è stata fatta crescere con cura e raccolta delicatamente senza rovinare la radice, posta una accanto all’altra, stretta dolcemente con un elastico e avvolta in carta leggera.
Portato il basilico in cucina, viene subito da pensarlo sminuzzato nel Pesto (ne parleremo prossimamente) ma provate a mettere il mazzetto intero sotto il naso: sentirete il profumo delle foglie che abbraccia quello delle nude radicette che sanno ancora di terra.
Per me, questo rappresenta l’arrivo dell’estate!
Quindi cerco subito dei pomodori maturi, meglio se della varietà Cuore di Bue,
li affetto nel mio piatto preferito, metto sopra una pizzicata di sale, un filo di olio taggiasco e… alcune verdi foglioline.
Il sapore che ne viene fuori, nella sua semplice complessità, è qualcosa di perfetto. È una esperienza da provare.