C’ero già andato quando frequentavo l’università, però in un posto così bisogna ritornarci, perché il castello arroccato sul monte Ursino ti insegna non solo la storia, ma anche il forte legame tra il carattere umano ed i manufatti che esso produce.
Già, perché ho sempre considerato il castello di Noli una metafora convincente del comportamento di quelle strane persone che sono i liguri.
Gli ingredienti sono due: un orgoglio smisurato, che spessa sfocia nella cocciutaggine più intransigente, e quello stare sempre e comunque “sulla difensiva”… Ed il castello fatto erigere dai Marchesi del Carretto è una commistione di questi due elementi.
Forse è per questo che osservare quelle torri e quella mura è un po’ come guardarsi allo specchio, perché ogni buon ligure può ritrovare se stesso plasmato con pietre e malta.
E se provi ad affacciarti a quei brandelli di feritoie, scoprirai che in fondo anche noi liguri – negativi e pessimisti nell’immaginario collettivo – contempliamo la serenità e ci spingiamo verso l’orizzonte del possibile.
Proprio come fa il castello di monte Ursino tutti i giorni, continuando ad ergersi (orgoglioso e cocciuto) su un pittoresco promontorio…
e gettando un’occhiata di malcelata invidia all’isola di Bergeggi che osa staccarsi dal reparto difensivo per proiettarsi nello sconfinato Mare Nostrum.
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