La Sotta di San Lorenzo ed il Passo della Mezzaluna… Fertile

La Sotta di San Lorenzo ed il Passo della Mezzaluna… Fertile

Ci sono luoghi che un tempo erano brulicanti di persone e densi di attività, scambi e commerci, ed oggi sembrano “lontani dalla civiltà”, immersi in un silenzio soprannaturale, cui non siamo più abituati.
Eppure sono alle nostre spalle, pochi chilometri di strada nel bosco di Rezzo, oppure da Molini di Triora, comunque sempre in direzione Passo Teglia. Qui imbocchiamo il sentiero che raggiunge la Sotta di San Lorenzo e, quindi il Passo della Mezzaluna (se volessimo continuare, il Monte Saccarello non è poi tanto distante).

Questo era uno dei nodi della Via Marenca, grande autostrada del passato che si sviluppa sui crinali e collega la costa a Limone Piemonte. Oggi possiamo incontrare qualche turista italiano, e gli amatissimi inglesi, tedeschi, francesi ed olandesi, che conoscono meglio di noi i nósci posti.

La Sotta di San Lorenzo è una depressione tettonica, scarna nella vegetazione… è proprio come se ci trovassimo in un’inaspettata valletta in miniatura.

Qui le testimonianze di un’assidua frequentazione umana sono numerose. Troviamo i resti di alcune vastere (ricoveri in pietra per gli animali) e i ruderi dell’antica chiesetta di San Lorenzo, luogo di incontro per pastori e viandanti, soprattutto in occasione della fiera del bestiame (10 agosto); nella porzione superiore della Sotta, da dove è possibile ammirare la valle Argentina, troviamo anche una pietra laminare di grandi dimensioni infissa nel terreno (c’è chi dice un menhir? –ne parliamo in Miti e Menhir sulla Via Marenca-), che qualcuno vuole far risalire all’età del rame.

cima Donzella Liguria

Se proseguiamo per il Passo della Mezzaluna, attraversando l’ultimo boschetto, il paesaggio diventa quasi alieno. Una conca naturale (ecco da cosa deriva il nome, tanto che questo passo è riconoscibilissimo da distante, ovunque ci si trovi) tutta rocce e pascoli, da cui è possibile osservare i centri abitati che costellano le valli adiacenti.

Esclusi i turisti, l’unico movimento è dettato dalla pastorizia che si mantiene ancora, seppure in forme lievi. Per il resto, i segni umani riposano, ma sono al contempo vivi ed uniti in un legame indissolubile con la natura. Persino i campanacci dei greggi non fanno altro che valorizzare questo silenzio avvolgente.

Siamo lontani dal mondo antropico come lo intendiamo oggi, eppure in quell’enorme isolamento è come sentirsi a casa, protetti dall’imponenza del Monte Arbarea, del Monte Monega, di Cima Donzella e del Carmo dei Brocchi.

In fin dei conti, tutti noi liguri arriviamo da quelle montagne.


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