by Nicola | Gen 31, 2012 | In breve, News sulla Natura |
Read this post in English Tipico paesaggio ligure in gennaio....
by Nicola | Gen 15, 2012 | Articoli Principali, Enogastronomia |
Read this post in English L’olio d’oliva fa parte della nostra cultura. Sconfina ben oltre l’aspetto culinario, trivializzato sui banchi degli hard discount. L’oliva è da secoli radicata nella vita dei Liguri: fonte di sostentamento quotidiano, ragione della nascita di frantoi e paesi, movente di incontro tra popoli, stimolo ad una modifica radicale della flora e della morfologia territoriale, perfetta materia prima da scolpire o ardere… L’olio è importante e ci sono delle nozioni basilari che chiunque lo consumi dovrebbe conoscere, anche solo per andare a comprarlo in un hard discount. Spendendo quattro minuti adesso, spenderemo meglio la prossima volta che avremo bisogno di una bottiglia d’olio extravergine, vergine o “di oliva”. Abbiamo dato la parola ad Igino Gelone, presidente di OAL (Organizzazione Assaggiatori Liguri). Ci ha parlato di classificazione degli oli, del perché di un prezzo elevato e degli abbinamenti in cucina. Vi ricordiamo che l’OAL organizza corsi di assaggio olio professionali. Se volete approfondire l’argomento, scoprire le tecniche di degustazione, capire come viene assegnata la DOP o semplicemente riconoscere pregi e difetti di ciò che mangiate ogni giorno, potete raggiungere l’OAL sul sito ufficiale. Questa qui sopra è una cabina da assaggio. Qui l’assaggiatore può analizzare sensorialmente l’olio al riparo da interferenze e condizionamenti. Un gruppo panel legalmente valido è composto da un minimo di otto assaggiatori che analizzano contemporaneamente ed in isolamento lo stesso olio. I singoli membri assegnano, grazie ad un allenamento di squadra pluriennale, valori quasi identici di fruttato, amaro, piccante, dolce, difetti ecc, pur non potendosi confrontare. Il panel ha valore legale nell’assegnare una DOP, nel definire un olio extravergine, vergine o lampante…e...
by Nicola | Dic 24, 2011 | Articoli Principali, Natura |
Read this post in English Il nostro albero di Natale ha palline colorate che si possono mangiare. Non è di plastica né di materiale riciclato. Le foglie le perde solo per qualche mese. Dopo le feste non muore. Anzi, rinasce ogni primavera. Il nostro albero, quest’anno, l’abbiamo trovato a Lucinasco. In un giorno speciale. Visualizzazione ingrandita della mappa...
by Nicola | Dic 8, 2011 | Articoli Principali, Enogastronomia, Natura |
“Ër Pastùu da Tera Brigašca” è un documentario girato nel luglio 2008 a Cima Marta, nato da un incontro fortunato: lungo il solitario sentiero che conduce ai bunker militari, ci si para davanti un uomo con un bastone, due cani e duecento pecore. “Ër Pastùu da Tera Brigašca” is a documentary filmed in July 2008 near Cima Marta. While walking along the lonely path that leads to military bunkers we find a man with a staff, two dogs and two hundred sheep. Si chiama Francis Lanteri. Vive l’estate a duemila metri con la sua famiglia, le sue brigasche e la sua toma, formaggio la cui produzione si tramanda di padre in figlio. He is Francis Lanteri. During the summer he lives two thousand meters above sea level with his family, his Brigasca sheep and his “toma” cheese whose production technique has been handed down from father to son. Francis è l’ultimo autentico pastore di La Brigue a praticare tutt’ora la transumanza. Ogni anno, con l’avvento del caldo, accompagna le sue duecento pecore di razza brigasca sulle alture al confine tra Provenza e Liguria. A dire il vero, duecento pecore e quindici capre: quest’ultime, data la loro propensione a salire su rocce e posti elevati, hanno il ruolo di guida e sentinella. Francis is the last authentic shepherd of La Brigue to still practice transhumance. Every year, with the warm season, he leads his two hundred Brigasca ewes over the mountains between Provence and Liguria. Actually, two hundred sheep and fifteen goats: these, given their propensity to climb over rocks and high places, have the lead and watchman role. Nel...
by Nicola | Ott 10, 2011 | Articoli Principali, Natura, Storia e Folclore |
Read this post in English Terminata la Prima Guerra Mondiale, molte nazioni europee rafforzano le proprie frontiere. Nel 1928 la Francia avvia la costruzione del sistema difensivo della Linea Maginot Alpina, adattando le opere alla conformazione del territorio montuoso. Nel 1931 l’Italia fascista rafforza le fortificazioni poste sui propri confini, costituendo il Vallo Alpino del Littorio. Con i suoi 1350 metri di cunicoli, Il Caposaldo Marta diviene l’opera più estesa tra le strutture disposte lungo i 487 km di frontiera italo-francese. Il video mostra le sue buie gallerie in cemento armato che si snodano nelle viscere della montagna, collegando nel silenzio le postazioni di fuoco, dove le feritoie si aprono su vertiginosi panorami mozzafiato appartenenti a Liguria e Francia. La fortezza è passata in territorio francese col trattato di pace del 10 febbraio 1947 e saccheggiata dalle popolazioni locali dopo l’armistizio. L’ingresso si raggiunge partendo dai borghi di Verdeggia e Realdo o seguendo l’impervia strada militare sterrata che sale lungo le pendici del Monte Grai, si raggiungono in automobile i Baraccamenti della Marta. Da qui si prosegue a piedi per circa mezz’ora, accompagnati dai fischi d’allarme delle marmotte sempre all’erta, data la presenza delle aquile e dei lupi. Lungo il cammino è possibile scorgere altre opere sotterranee minori, quali il Centro 1p. Vista l’altitudine di 2122 m s.l.m., il periodo consigliato per la passeggiata va da aprile a fine ottobre: nel periodo invernale le nevicate sono frequenti e copiose. Per un approfondimento sulle strutture di Cima Marta, visitate il sito di Lorenzo e Luciano Marcon. Visualizza Liguriainside in una mappa di dimensioni maggiori...